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Il blog di Oreste Patrone


La nuova Nimbus

Ne I Doni della Morte, Malocchio Moody spiega che non è necessario un incantesimo per volare su una scopa. Se non fosse così, Harry non avrebbe potuto lasciare la casa dei Dursley senza essere scoperto, dato che all’epoca era minorenne – e sappiamo che il Ministero della Magia prende la questione della magia minorile molto seriamente. Le scope sono dunque oggetti nei quali la magia è già presente, infusa durante il processo di fabbricazione, che si basa su un’interessante combinazione di tradizione e innovazione.

Tradizione, perché pur potendo incantare qualsiasi cosa – ne sono la prova l’auto di Arthur Weasley e la motocicletta di Sirius Black – scelgano un’oggetto così banale [per non parlare del fatto che deve essere scomodissimo]. La scopa rappresenta un elemento fondamentale del corredo di maghi e streghe, lo chiarisce Kennilworthy Whisp, autore de Il Quidditch attraverso i secoli, “[..] il fatto che le scope volanti siano dei nostri segreti più mal custoditi è ormai un dato di fatto. Nessuna illustrazione Babbana di una strega è completa senza una scopa.”

Innovazione, perché un’occhiata alle scope della serie Nimbus o alla Firebolt, che Sirius regala ad Harry nel finale del Prigioniero di Azkaban, non solo garantiscono il volo ma anche velocità, precisione e stabilità, dimostrando che la magia può interagire con l’ingegneria per migliorare le prestazioni; essa ci mostra, inoltre, un’attenzione ai materiali e ai dettagli che va ben oltre il semplice accoppiamento di asta e saggina. Se dunque, da un lato, è difficile immaginare che un giorno qualcuno possa sostituire le scope con oggetti più moderni, dall’altro è plausibile che l’equilibrio tra innovazione e rispetto della tradizione possa favorire ulteriori sviluppi tecnologici, magari ispirati al mondo babbano.

Del resto, la scopa di Harry si rompe durante una partita di Quidditch, confermando che l’incantesimo ne determina la capacità di volare, ma non ne garantisce l’inviolabilità strutturale. Se la resistenza dipende dai materiali impiegati, e questi sono essenzialmente tradizionali, allora viene naturale chiedersi quali migliorie potrebbero essere introdotte.

Se avessi l’opportunità di collaborare con una delle aziende produttrici, come la Nimbus Racing Broom Company di Devlin Whitehorn o il laboratorio di  Randolph Spudmore, proporrei senza esitazione l’uso del composito a base di fibra di carbonio e del titanio, materiali capaci di offrire maggiore leggerezza e resistenza senza compromettere la maneggevolezza.

Così come nel nostro mondo ci sono ciclisti, come il sottoscritto, che arrivano a spendere cifre immorali per biciclette sempre più performanti, anche i maghi desiderano la scopa migliore. Il fascino per le nuove tecnologie è evidente sin dalla prima visita di Harry a Diagon Alley, quando nota un gruppo di ragazzini incantati davanti alla vetrina in cui è esposta la nuova Nimbus 2000. In Harry Potter e la camera dei segreti, Lucius Malfoy regala una fornitura di Nimbus 2001 alla squadra di Quidditch della Casa dei Serpeverde, garantendo a Draco un posto da Cercatore e un vantaggio sul suo principale avversario, Harry stesso, cercatore dei Grifondoro.

Forse, da qualche parte nel mondo, c’è un giovane mago coi genitori ingegneri che hanno pensato a tutto questo e stanno già sviluppando il primo prototipo. Non sarebbe neanche così strano: anche i genitori di Hermione Granger erano babbani e lei ha scalato le vette del mondo magico. Se, tuttavia, questo onore dovesse toccare a me e fossi scelto dalla Nimbus per realizzarne uno, allora avrei anche già in mente il nome: Nimbus Emonda, in onore della mia bicicletta. Che non vola, ma ci va molto vicino.



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