Lo spunto per questo articolo mi è stato offerto da mio figlio Stefano, grande appassionato di storia, che un giorno mi parlò dell’SS-Ehrenring, l’anello d’onore delle Schutzstaffel, noto anche come Totenkopfring. Non si trattava di una decorazione ufficiale del regime nazista, ma di un’onorificenza personale conferita da Heinrich Himmler ai membri delle SS considerati più meritevoli. In queste righe mi limito a condividere gli esiti delle mie ricerche su questo simbolo, che mi hanno portato a esplorare anche il più ampio tema del simbolismo legato agli anelli nella storia. Nulla di ciò che segue intende attribuire valore o dignità a chi ne fu destinatario. Studiare la storia non significa assolverla, né tantomeno riabilitare ideologie o individui che hanno fatto della violenza e della distruzione la propria ragion d’essere. Mi sembrava giusto chiarirlo, per evitare qualsiasi possibile fraintendimento.
Gli anelli hanno attraversato la storia come simboli di potere, vincolo e mistero, sedimentandosi nell’immaginario collettivo con significati mutevoli a seconda dei diversi contesti culturali. L’anello unsice, sigilla, consacra e impone, rendendosi tanto un oggetto di unione quanto uno strumento di dominio. Nelle antiche civiltà, da quelle mesopotamiche all’Impero Romano, l’anello era spesso il segno distintivo dell’autorità e del privilegio, un oggetto che separava l’élite dai comuni cittadini. Il suo valore si estendeva al sacro: nel cristianesimo medievale, il papa e i vescovi utilizzavano l’anello come sigillo del loro potere spirituale e terreno, una pratica che ancora oggi persiste nella Chiesa.
È nella mitologia e nella letteratura, tuttavia, che il concetto di anello come oggetto magico e maledetto trova il suo terreno più fertile. Wagner, con il suo Der Ring des Nibelungen, trasforma l’anello forgiato dal nano nibelungo Alberico in una maledizione di potere e bramosia, un oggetto che promette il dominio assoluto ma porta alla rovina chiunque lo possieda. Questo tema, intriso di mitologia nordica e tedesca, si intreccia con la visione di Tolkien ne Il Signore degli Anelli, dove l’Unico Anello diventa la rappresentazione ultima del potere corruttore. L’anello di Sauron è volontà e schiavitù, controllo e inganno, un oggetto che incarna la tentazione e la perdita dell’umanità. In entrambi i casi, Wagner e Tolkien suggeriscono che il potere assoluto, racchiuso in un cerchio senza fine, è destinato a ritorcersi contro chiunque cerchi di dominarlo.

Nel Medioevo, l’anello assume anche un valore magico nella letteratura cavalleresca. Nei romanzi di Chrétien de Troyes, in particolare nel Lancillotto o il cavaliere della carretta e nell’Yvain o il cavaliere del leone, l’anello diventa un oggetto incantato, donato da esseri fatati per proteggere e guidare l’eroe. L’anello di Lancillotto, dono della Dama del Lago, permette di vedere attraverso le illusioni, rivelando la realtà nascosta. Similmente, l’anello di Yvain, donato da Lunete, lo rende invisibile, consentendogli di sfuggire ai suoi nemici. In questi testi l’anello non è solo uno strumento di potere, ma un segno di predestinazione: solo i cavalieri più degni possono riceverlo e sfruttarne le proprietà sovrannaturali.
Il simbolismo dell’anello non si ferma alla letteratura, ma si estende anche alla storia del Novecento, in particolare al Terzo Reich. L’Ordine della Morte SS utilizzava anelli speciali, detti “Totenkopfring”, con il teschio e la scritta “Meine Ehre heißt Treue” come segno di fedeltà assoluta al regime. Non si trattava di semplici ornamenti, ma di oggetti carichi di ideologia, concepiti come legame mistico tra i membri dell’élite nazista e le loro aspirazioni di dominio. Unendo il concetto di vincolo, di giuramento e di potere, questi anelli trasformavano i loro portatori in sacerdoti di una fede perversa, suggellando la loro appartenenza a un’idea totalitaria.
La circolarità dell’anello, che dovrebbe simboleggiare l’eternità e il ritorno, assume in questo caso una dimensione ossessiva, in cui il giuramento diventa una prigione e l’identità dell’individuo si dissolve in quella del gruppo. Dall’antichità al fantasy, fino agli orrori del ventesimo secolo, gli anelli hanno sempre rappresentato qualcosa di più di semplici gioielli: sono promesse, maledizioni, strumenti di controllo e simboli di un potere che non appartiene mai veramente a chi lo impugna. Che siano incisi con parole solenni o avvolti in un’aura di leggenda, essi restano uno dei segni più antichi e ambigui della nostra storia.
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