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Il blog di Oreste Patrone


La vendetta di Decker

Ho un debole per i personaggi cosiddetti secondari.
Il protagonista, per quanto carismatico e affascinante, beneficia quasi sempre di una struttura narrativa collaudata, basata su un arco evolutivo definito. È molto più difficile, invece, costruire con cura una figura secondaria che non sia solo funzionale alla trama, ma che esprima una forza e una complessità proprie.

È per questo che trovo memorabile la figura di Decker in Vento di passioni [Legends of the Fall]. Decker è il padre di Isabel Two, la giovane di origini meticce amata da Tristan [Brad Pitt]. Un uomo solido, silenzioso, apparentemente marginale, ma in realtà centrale nel disegnare il sottotesto etico del film. Quando Isabel viene uccisa durante un inseguimento, la storia imbocca la strada della vendetta. Lo fa in modo privo di enfasi. Tristan si occupa di uno degli assassini. Dell’altro, il poliziotto che ha sparato alla figlia, si occupa Decker. 

È qui che il personaggio esce dall’ombra. 
La vendetta che porta a compimento non ha nulla dell’impulso cieco: è pianificata, portata avanti con una calma quasi rituale. Decker sale in altura con il suo Sharps 1874 Long Range, un fucile a colpo singolo noto per la precisione, equipaggiato con mirino Vernier e canna lunga. La scelta del fucile non è casuale: storicamente utilizzato per la caccia ai grandi animali e per il tiro a lunga distanza tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, incarna la determinazione, la perizia e il sangue freddo di Decker. È lo strumento perfetto per un personaggio che agisce con sobrietà e precisione, rendendo la vendetta una questione di giustizia, non di spettacolo. Decker si posiziona nel punto migliore, sopraelevato e discreto, arma il fucile e spara tre colpi chirurgici: il primo per bloccare l’auto del poliziotto responsabile della morte di sua figlia, il secondo per atterrarlo, il terzo per ucciderlo. Nessuna esaltazione, nessuna enfasi estetica della violenza. Solo giustizia, fredda e necessaria.

Il dettaglio del termos per il caffè, che si porta dietro durante l’attesa, dice tutto: Decker non è lì per farsi travolgere dalle emozioni. È lì per chiudere un cerchio. Un uomo semplice che compie un gesto definitivo con la stessa determinazione con cui, nella vita, si prendono decisioni inevitabili. Compiuta la sua vendetta, fatta giustizia, Decker abbandona la postazione e si allontana. Senza voltarsi.

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