Il mio ultimo giorno da dipendente della Provincia di Gorizia è stato il 30 dicembre 2016. L’Ente avrebbe cessato definitivamente di esistere alcuni mesi dopo, il 30 settembre 2017, tuttavia col primo gennaio sarebbe iniziata la procedura di liquidazione, affidata alla gestione di un commissario liquidatore nominato dalla Regione, che avrebbe condotto l’Ente a una dignitosa morte lenta.
Di quel giorno – era un venerdì – mi è rimasto impresso un ricordo.
Uscendo dal mio ufficio al primo piano, mi fermai a guardare il corridoio. Era stato per anni il corridoio del cosiddetto piano nobile, quello che ospitava gli uffici del presidente e degli assessori – il mio stesso ufficio, prima della ristrutturazione del 2014, era stato la stanza riservata alle riunioni dei gruppi consiliari. Guardando quel corridoio deserto fui investito dalla consapevolezza di un’assenza che avevo percepito altre volte in quel periodo ma mai così forte. Sebbene mi fosse chiaro il sentimento, non mi era chiara la ragione che l’aveva provocato. Sentivo che mancava qualcosa ma non capivo cosa fosse.
Quello che stavo guardando era il simulacro della Provincia di Gorizia.
Lo capii nei sei mesi successivi, durante la gestione commissariale che precedette la chiusura definitiva della Provincia. In quei mesi fu come osservare un organismo decapitato che continua a muoversi ma non è vivo. Perché l’amministrazione, checché se ne dica quando si fa parte dell’Ente, è l’anima dell’Ente stesso. Quante volte avevo sentito colleghi sostenere che senza gli amministratori, nelle mani di noi tecnici, l’Ente avrebbe funzionato meglio. Può darsi, in effetti senza amministratori, durante la gestione del commissariale, l’Ente funzionò bene, fece molte cose e interagì in modo proficuo con l’esterno. Ma funzionare è l’atto proprio delle macchine che non possiedono volontà propria. E la Provincia di Gorizia – o meglio ciò che ne rimaneva – in quel periodo attuò semplicemente una volontà esterna.
Tutte queste cose le realizzai dopo, quel giorno potei solo continuare a fissare il corridoio in silenzio, senza capire. Pensavo che quella sarebbe stata l’ultima occasione di guardare la mia amata Provincia, invece se n’era andata un mese prima e neanche me n’ero reso conto. Preso com’ero dalle preoccupazioni sul mio futuro lavorativo, non avevo compreso la portata di quello che stava avvenendo sotto i miei occhi. M’incamminai nel corridoio e raggiunsi le scale, scesi al pian terreno e timbrai per l’ultima volta l’uscita con il badge della Provincia
– Educazione provinciale


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