In un mio articolo di qualche tempo fa, scrissi che rispetto alla vicenda della morte dei miei genitori – in particolare di tutto quello che ne era seguito – mi ero sentito come se improvvisamente mi avessero messo al comando di una nave nel bel mezzo di una tempesta. Promosso sul ponte, senza neanche una pacca sulla spalla o una frase motivazionale cui aggrapparmi nei momenti di difficoltà. Davanti a me si era aperto un gigantesco maelstrom, la nave gli andava incontro a tutta forza e io non sapevo che fare. Così ho improvvisato, ho seguito l’istinto e ho cercato di fare meglio che ho potuto. Ci sono state persone, in questi due anni, che mi sono state vicine e alle quali sono grato ma per certi aspetti, nonostante tutto il loro affetto, mi sentivo comunque solo: nessuno poteva decidere al posto mio e nessuno poteva assumersi al posto mio la responsabilità di eventuali scelte sbagliate.
Sarete contenti di sapere che alla fine, in qualche modo, siamo arrivati dall’altra parte più o meno indenni. Dico siamo e non sono, perché sulla nave insieme a me c’era mia sorella che si è presa anche lei la sua bella dose d’acqua salata.
Ci saranno altri viaggi e altre tempeste – ce ne sono sempre – ma questa è passata.
Capitan Oreste saluta tutti e ringrazia.


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