Recentemente, Fanpage.it ha pubblicato la notizia dell’aggressione, avvenuta a Latina, di un cane ai danni di una bambina di due anni. I dettagli li potete leggere qui. Se avete cliccato sul link, avrete sicuramente notato l’immagine che accompagna il titolo. Se non ci avete cliccato, tranquilli: ve la ripropongo qui insieme ad altre simili, ricorrenti quando si parla di cani pericolosi.




Tutti i soggetti ritratti nelle foto sono rottweiler e tutti mostrano gli atteggiamenti che hanno caratterizzato per anni questo cane nell’immaginario collettivo. Parlo al passato, esprimendo più una speranza per il futuro che un dato di fatto, nel senso che certi pregiudizi sono ancora radicati, sebbene grazie all’azione di esperti, divulgatori e appassionati consapevoli si siano fatti enormi passi avanti sulla strada della comprensione dell’enorme potenziale di questi cani, un tempo sacrificati alla mera funzione di guardiania. Il punto, comunque, è che nel caso in questione il cane protagonista dell’aggressione non era neppure un rottweiler bensì un meticcio di taglia media. È bastato questo a scatenare l’indignazione di membri e amministratori di alcuni gruppi FB di cui faccio parte, dedicati agli appassionati della razza, che in massa sono andati a commentare la notizia accusando il giornalista di fare disinformazione (i termini non era proprio questi). Posto che un comportamento simile denota, tra le altre cose, la loro ignoranza sul funzionamento di un sito d’informazione come Fanpage.it e di una redazione – è improbabile che l’autore dell’articolo sia andato a cercarsi da solo le immagini da associare al suo testo tramite una ricerca su Google – ho tentato di interloquire con gli altri membri del gruppo esprimendo il mio punto di vista sulla questione ma non è andata bene. Così ho deciso di scrivere qui, estendendo la discussione a una platea più ampia.
Iniziamo col dire che anch’io penso che la redazione di Fanpage.it abbia sbagliato: associare alla notizia dell’aggressione l’immagine di un rottweiler può alimentare i pregiudizi dei lettori nei confronti di questa razza, rinforzando l’associazione già radicata tra quest’ultima e la rappresentazione del cane aggressivo per antonomasia. Una segnalazione quindi ci stava, ma per darle maggiore forza e autorevolezza sarebbe stato preferibile portare l’articolo a conoscenza del RCI Rottweiler Club Italia, l’associazione riconosciuta dall’ENCI (Ente Nazionale della Cinofilia Italiana) e dall’IFR (International Federation of Rottweilerfriend), che si occupa della tutela della razza, chiedendo a loro di intervenire con una nota. Magari non l’avrebbero fatto, ma in caso contrario la cosa avrebbe avuto ben altra valenza rispetto a una marea di commenti indignati che oltre ad aumentare la rissa e la confusione generale, hanno aumentato il rating dell’articolo rendendolo ancora più visibile al pubblico, con l’effetto paradossale che invece di combattere la disinformazione se n’è aumentata la diffusione.
In generale, secondo me, quello che dovremmo fare noi proprietari è, innanzitutto, lasciare che a parlare di certi argomenti siano coloro che li conoscono. Sembra banale ma da quando possiedo Kyra mi sono reso conto anche tra i cinofili è diffusissima la tendenza a parlare sulla base della sola esperienza personale, riferendo tutto a quest’ultima. Inoltre, impegnarci nell’educazione del cane facendoci affiancare, se necessario, da figure professionali specializzate che ci aiutino in questo percorso formando cani equilibrati, socievoli ed educati. Facciamo in modo che la gente “si sorprenda” guardando i nostri cani, che capisca da sola quanto siano infondati certi pregiudizi – Show dont’t tell anche qui. E poi munirci di tanta pazienza, perché anche così ci sarà sempre qualcuno che avrà qualcosa da ridire. Questo è quello che dovremmo fare, secondo me.
Il resto sono chiacchiere da social.


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