“Giaccio fra l’erbe
sulla schiena del monte, e beve il sole
il mio corpo che il vento m’accarezza”
Carlo Michelstaedter
Il Sabotino, la montagna più alta della Provincia di Gorizia, coi suoi 609 metri domina la valle dell’Isonzo, la piana di Gorizia e le alture del Collio. Poco più di una collina, per le convenzioni europee, ma con un retaggio da montagna importante e un’autorevolezza che le deriva dal suo passato, dalle tante cicatrici lasciatele come ricordo dalle artiglierie italiane durante Grande Guerra. Il Sabotino fu, infatti, fortezza austroungarica fino al 6 agosto 1916, quando gli italiani della 45ma Divisione di fanteria al comando del generale Giuseppe Venturi la conquistarono durante la sesta battaglia dell’Isonzo. “Fu come l’ala che non lascia impronte al primo grido avea già preso il monte” scrisse Gabriele D’Annunzio.
Il Sabotino non fu, tuttavia, solo luogo di scontri ma anche d’incontri pacifici e di riflessioni. Qui veniva Carlo Michelstaedter, solo o in compagnia dei suoi amici Mreule e Paternolli, e qui compose molte sue poesie tra cui Risveglio, citata in apertura. Il Sabotino è oggi un luogo di pace e di commemorazione, dove i resti delle fortificazioni sono diventati museo all’aperto, Parco della Pace [Park Miru, in sloveno].
La prima volta mi ci portò la mia amica Anna e da allora, per raggiungere la vetta, seguo sempre lo stesso itinerario. Lascio l’auto dietro alla chiesetta di San Mauro e salgo fino all’intersezione con la strada di Osimo, dove inizia il sentiero e proseguo in direzione San Valentino fino a raggiungere i resti dell’omonima chiesa un tempo luogo di pellegrinaggio, edificata alla fine del XIV secolo e abbandonata dopo la costruzione del Santuario di Montesanto, che sorgeva proprio di fronte, sull’omonima montagna [quello originario, del 1544; quello attuale venne costruito solo nel 1928]. Dell’edificio, oltre ai muri perimetrali, resta un arco affacciato sulla pianura isontina che sembra messo lì apposta per offrire una cornice ai dettagli del panorama. Proseguo lungo la cresta, su un sentiero incantevole affacciato sull’Isonzo, segnato da una serie di cippi, in bilico tra Italia e Slovenia, che presenta un paio di punti a strapiombo ai quali bisogna prestare attenzione. Alla fine del sentiero c’è il rifugio, Okrepčevalnica Park Miru, ma soprattutto la birra, Laško alla spina e rigorosamente da mezzo, degna ricompensa e coronamento dell’itinerario. Al rientro, seguo un percorso diverso: scendo per un pezzo lungo la strada militare, imbocco un sentiero che taglia in diagonale il fianco della montagna per ricongiungersi alla strada dell’andata.
Una cosa che ho notato recentemente è la quantità sempre maggiore di persone che vi s’incontrano. Oltre a quelli che salgono in macchina fino al rifugio, sono tantissimi quelli che ne frequentano i sentieri. L’ultima volta che ci sono stato, ho incrociato proprio Anna – io salivo con Kyra, lei scendeva – e mi ha confermato che ormai la domenica è sempre così.
Non sono mai stato un montanaro – lo dico per evitare che quanto dirò possa farmi passare per il solito integralista snob – tuttavia, ammetto che vedere tutte quelle persone, come si comportavano, qualche disagio me l’ha creato. Il Sabotino è una montagna bassa di altitudine ma grande di statura, questo l’ho detto in apertura. Una montagna così esige rispetto: non è solo un altro posto dove andare a mangiare, è un monumento alla Storia di questi territori. Il Sabotino è un libro, un romanzo storico naturale, pieno di aneddoti curiosi e affascinanti, visitarlo senza mostrare alcun interesse per questi ultimi è come usarlo per tenere ferma una porta. Le storie dietro – e dentro – certi luoghi arricchiscono la nostra esperienza di visitatori, ci danno una prospettiva più profonda e ci connettono con le persone e gli eventi che ne hanno segnato il passato. Per questo mi viene da dire: siate rispettosi quando passate dentro alla nostra Storia. State camminando sugli stessi sentieri dove hanno camminato Michelstaedter e chissà quanti altri goriziani famosi, gli stessi sentieri dove migliaia di uomini coraggiosi hanno scritto col sangue pagine indelebili della storia di questo Paese. Siate rispettosi. Solo questo.















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