All’inizio del film Predators, un gruppo di persone viene paracadutato in una giungla da un astronave. Con l’avanzare della trama scopriamo che sono stati selezionati dagli Yautja, i temibili cacciatori alieni protagonisti del franchise, per fungere da prede umane in quella che si rivela essere una gigantesca riserva di caccia. Poiché agli alieni non piace vincere facile, la selezione si è orientata su prede ambite, gente dura da uccidere come militari, mercenari e criminali. Pur non essendo un cacciatore e non amando la caccia, posso capirli. Gli Yautja amano i trofei, lo abbiamo visto nei film precedenti, e la testa impagliata di un Navy Seal appesa al muro fa sicuramente un altro effetto rispetto a quello che potrebbe fare la mia. Pertanto, quando si tratta di ripopolare la riserve per una battuta, gli Yautja fanno le cose per bene e cercano solo heavy hitter. Uno di essi è Cuchillo, interpretato da Danny Trejo. Cuchillo è uno Zetas.
All’epoca – il film uscì nelle sale nel 2010 – la cosa mi colpì perché il personaggio di Trejo rappresentava il trait d’union tra due miei interessi: il franchise di Predator e le storie legate al mondo del narcotraffico. Los Zetas sono infatti un cartello messicano della droga, ma diverso dagli altri. I suoi membri originari erano un tempo militari dei corpi speciali. I motivi di tale peculiarità li racconto in questo articolo.
Tutto ebbe inizio verso la fine degli anni ‘90.
Osiel Cárdenas Guillén era un imprenditore che non amava la concorrenza. In un sistema economico normale, la lotta ai rivali in affari si sarebbe fatta attraverso strumenti e strategie mutuati dalle discipline economiche, ma si dà il caso che il business di Osiel fosse la droga e la sua impresa uno dei cartelli più potenti mai affermatisi sulla scena criminale messicana.
Con queste premesse, era comprensibile che le sue scelte si orientassero in una direzione diversa. Guillén decise infatti di dotarsi di una milizia privata. Non avendo problemi di soldi ed essendo un perfezionista, decise di selezionarne i membri non tra le file dei suoi uomini bensì tra i disertori del prestigioso corpo del Grupo Aeromóvil de Fuerzas Especiales [GAFE]. Si tratta di un’unità speciale dell’esercito messicano, addestrata da specialisti provenienti da tutto il mondo per cosine come assalto aereo, dispiegamento rapido, tiro di precisione, tecniche di controsorveglianza e uso di telecomunicazioni sofisticate. Infine, per aggiungere una spruzzata esterofila alla sua milizia, reclutò anche una manciata di Kaibiles, soldati di élite dell’esercito guatemalteco specializzati in tecniche di guerra non convenzionale.
Il gruppo di mercenari viene denominato Los Zetas dal nome del loro primo capo, il tenente delle forze speciali Arturo Guzmán Decena, il cui codice radio nella Policía Judicial Federal era Z-1. Los Zetas erano, dunque, gli uomini di Zeta[Uno].
La collaborazione col cartello dura fino alla cattura di Guillén, che viene estradato negli Stati Uniti e infine condannato a venticinque anni di carcere. A questo punto, i capi degli Zetas, che sono ormai una realtà capillare diffusa in tutti i territori soggetti al controllo del Cartello del Golfo, decidono di fare il salto e diventare imprenditori di loro stessi mettendosi in proprio.
È l’inizio della storia di uno dei cartelli messicani della droga più spietati e brutali di sempre. Si tratta, tuttavia, di una storia breve. La parabola degli Zetas inizia la propria fase declinante già nel 2012 e termina pochi anni dopo passando per scontri interni e scissioni, l’ultima delle quali nel 2014, quando José Guizar Valencia, alias Z-43, fonda il gruppo della Vieja Escuela, che si vuole rifare ai principi degli Zetas originali. Un romantico, José [sarà catturato per la seconda volta nel 2022 e condannato a scontare 40 anni di carcere].
Gli Zetas sono oggi un cartello molto potente ma non il più potente in assoluto, primato detenuto da quello di Sinaloa. Fino a quando, non si sa: le cose, in quel mondo, cambiano molto velocemente e domani potrebbe affermarsi un talento emergente con idee nuove, come furono quelle di Guillén a suo tempo.



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