“Per combattere i mostri, abbiamo creato altri mostri”
Renger Stacker Pentecost
Pacific Rim non è il genere di film adatto ai palati raffinati della fantascienza. Gli spettatori che prediligono un approccio più cerebrale, una narrazione ricca di riflessioni filosofiche e intricate speculazioni scientifiche, farebbero meglio a dedicarsi ad altro. È un’opera che punta più sull’impatto visivo e sull’azione spettacolare, ma ciò non significa che sia priva di significato: sotto la superficie di combattimenti colossali e robot giganteschi, il film esplora temi importanti, come la collaborazione, la fiducia reciproca e il superamento dei conflitti personali per il bene comune. Questo aspetto mi sta particolarmente a cuore e trovo che il film riesca a trasmetterlo in modo efficace, motivo per cui ho deciso di dedicagli alcune riflessioni.
Nel film, la collaborazione emerge come un tema centrale attraverso il rapporto tra i piloti degli Jaeger, i giganteschi mecha costruiti per contrastare la minaccia dei Kaiju, mostruose creature colossali provenienti da un’altra dimensione attraverso una breccia nell’Oceano Pacifico [da cui il titolo del film], che minacciano la sopravvivenza dell’umanità. Una caratteristica distintiva degli Jaeger è il fatto che essi non possono essere pilotati da una sola persona, poiché le loro dimensioni e la complessità dei movimenti richiedono un notevole sforzo mentale e fisico. Il carico neurale imposto dalla connessione con la macchina è troppo elevato per essere sostenuto da un singolo pilota. Per questo motivo, il sistema prevede l’uso della deriva neurale, un processo chiamato anche drift, che permette a due o più piloti di condividere il peso del controllo, sincronizzando le loro menti e i loro riflessi per agire come un’unica entità perfettamente coordinata.

Questo legame mentale non è solo un mezzo tecnologico, ma rappresenta la fiducia reciproca e la collaborazione. La deriva non permette segreti, ogni pensiero e memoria viene condivisa creando una connessione intima tra i piloti. Senza una perfetta sintonia, lo Jaeger non può funzionare correttamente, rendendo evidente come la collaborazione non sia solo auspicabile, ma assolutamente necessaria per la sopravvivenza. Ma la deriva è più di un’arma: è un atto di fiducia assoluta, un abbandonarsi all’altro senza riserve, perché solo accettando le proprie fragilità e aprendosi all’altro si diventa davvero forti. Il concetto di deriva neurale si configura quindi come una potente metafora della cooperazione umana. È un promemoria del fatto che i legami più profondi non nascono dall’invulnerabilità, ma dalla capacità di fidarsi e di lottare insieme.
Il rapporto tra i protagonisti esemplifica questa dinamica.
Raleigh Becket, ex pilota segnato dalla perdita del fratello in battaglia, deve imparare a sincronizzarsi con una nuova partner, Mako Mori. Mako, infatti, non riesce a liberarsi dal trauma di avere visto la sua famiglia e la sua città distrutta da un Kaiju ed è inibita dalla riconoscenza nei confronti del ranger Pentecost. Nonostante sia stato lo stesso Raleigh a sceglierla, il loro percorso non è dunque immediato. Come accade in molte relazioni, anche quando due persone si scelgono reciprocamente, il legame non nasce perfetto: richiede tempo, fiducia e la volontà di comprendersi davvero. All’inizio mancano la conoscenza reciproca e la confidenza, spesso ci si scontra con le proprie insicurezze e con il timore di non essere all’altezza. Ma è proprio attraverso il confronto, il superamento delle difficoltà e l’accettazione delle vulnerabilità dell’altro che un legame si rafforza, trasformandosi da semplice scelta in connessione autentica e intima. La relazione tra Raleigh e Mako, inizialmente segnata dalla difficoltà di sincronizzarsi, si evolve alla fine in una dinamica di collaborazione profonda che li renderà la coppia di piloti più efficace del Pan Pacific Defense Corps alla guida di Gipsy Danger.

Anche altre coppie di piloti mostrano il valore della sinergia, come la squadra composta dal padre e dal figlio Hansen o quella dei fratelli Aleksei e Sasha Kaidanovsky. Ogni coppia di piloti rappresenta un diverso tipo di connessione e collaborazione. Il legame tra i due fratelli russi è improntato sulla disciplina, la resistenza e una profonda intesa silenziosa. Il rapporto tra il padre e il figlio Hansen mostra invece una dinamica più complessa, fatta di rispetto ma anche di conflitto generazionale, che deve essere superato per funzionare al meglio.
Pacific Rim offre molto più di un semplice spettacolo visivo: esplora le dinamiche umane e la forza della collaborazione in un contesto di crisi globale. L’unione dei piloti negli Jaeger, il loro impegno a superare le proprie differenze per il bene comune, è un promemoria e una metafora della forza che si può ottenere lavorando insieme.
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