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Il blog di Oreste Patrone


Prevenire è meglio che curare

Chi è cresciuto negli anni ’80 si ricorderà della campagna pubblicitaria Mentadent, che ripropose in forma di slogan questa frase, attribuita al medico italiano Bernardino Ramazzini e entrata a far parte del repertorio collettivo. Qualche sera fa, leggendo un articolo sull’importanza delle cure materne nello sviluppo del cucciolo, mi è tornata in mente. Ho pensato a Kyra e al nostro percorso insieme e mi è stato impossibile non collegarla a quello che abbiamo vissuto.

Per affrontare le sue difficoltà comportamentali, abbiamo lavorato con due professioniste [ma questo già lo sapete] e una delle cose che ho capito è che, con buona probabilità, una parte di queste difficoltà affondavano le radici nei suoi primi mesi di vita, nelle modalità con cui la sua cucciolata è stata gestita.

Da qualche tempo seguo la pagina Facebook di un allevamento professionale di Rottweiler. La proprietaria, una veterinaria esperta in comportamento animale, documenta con regolarità, con foto e video, la complessità dell’allevare una cucciolata in modo serio e consapevole. Il suo lavoro non si limita ad alimentare i cuccioli o a garantirne la sicurezza fisica: li accompagna, giorno dopo giorno, nello sviluppo delle competenze che li prepareranno a vivere serenamente nelle loro future famiglie.

È sorprendente osservare la varietà delle attività proposte: esercizi di manipolazione, giochi studiati per stimolare la mente e sviluppare la propriocezione, esposizione graduale a suoni e situazioni quotidiane – persino il passaggio dell’aspirapolvere. Ogni dettaglio è curato con attenzione, ogni interazione ha un preciso intento educativo. Il tutto avviene in un clima emotivo positivo, affettuoso, che fa da cornice e da motore a questo percorso. Se si confronta questo approccio con quello di chi si limita a crescere una cucciolata soddisfacendo solo i bisogni primari – magari anche in un contesto sereno, ma carente di tutto il resto – la distanza è evidente: il minimo indispensabile non è sufficiente.

Sia chiara una cosa: non intendo discutere del percorso che ha portato Kyra da me. È andato tutto come doveva andare e lei è la cosa migliore che potesse capitarmi, ma molto di questo è stato possibile perché ci siamo messi in discussione e abbiamo lavorato per correggere una traiettoria iniziale che era sbagliata. Sbagliata, ripeto, senza se e senza ma. Scrivo queste cose perché spero che la mia esperienza possa essere utile a qualcuno; a chi, magari per la prima volta, si appresta a scegliere un cane di razza senza avere ancora tutti gli strumenti per orientarsi. Se il nostro percorso può servire ad accendere la spia del dubbio, allora avrà avuto senso raccontarlo.

È vero, non tutti gli allevatori professionisti sono impeccabili, così come non tutti quelli amatoriali sono cagnari, ma una cosa mi sento di dirla: quando si è alle prime armi, come lo ero [e lo sono ancora] io, è meglio farsi consigliare da chi ne capisce davvero, qualcuno di competente, non il cugino che ha sempre avuto cani e che ha un giardino grande.

La scelta dell’allevatore giusto non è importante solo per quello che egli, in prima persona, può insegnare ai cuccioli con le attività che ho descritto. La selezione operata sui genitori, per esempio, è un passaggio spesso sottovalutato da chi si avvicina all’adozione di un cucciolo. La scelta oculata dei genitori, in particolare una madre equilibrata e competente, significa garantire ai piccoli non solo un patrimonio genetico sano, ma anche l’acquisizione di competenze relazionali e comportamentali fondamentali. La trasmissione di queste informazioni avviene nei primi momenti di vita, quando l’ambiente e la figura materna giocano un ruolo determinante nello sviluppo dell’individuo. Inoltre, la prevenzione delle malattie ereditarie è un altro aspetto imprescindibile: quando leggiamo “esente da” in riferimento a patologie come la displasia o altre malattie genetiche, non stiamo sfogliando una brochure tecnica, ma stiamo leggendo il risultato di un lavoro scrupoloso e responsabile. Un allevatore serio non si limita a produrre cuccioli: programma, studia, osserva e investe tempo ed energie per garantire che ogni nuova vita abbia le migliori premesse per crescere sana e ben adattata al mondo.

Anche se l’ho già detto in apertura, preferisco ribadirlo per chiarezza: tutto ciò che ho descritto finora sono aspetti che, a suo tempo, io stesso non avevo minimamente considerato. Li ho compresi solo dopo un anno e mezzo di letture, riflessioni e confronti quotidiani con la nostra educatrice, Jessica – che mi ha suggerito anche l’ultimo paragrafo di questo articolo. Quando si parla di adozione consapevole, l’attenzione viene spesso concentrata sulla conoscenza della razza. Con il tempo, però, ho capito che questo è solo un punto di partenza. La razza fornisce una cornice generale, ma ogni cane è un individuo unico, risultato della combinazione tra predisposizioni genetiche e ambiente di crescita. Adottare con consapevolezza significa tener conto di tutto questo. Non è solo un bene per noi, è soprattutto un atto di rispetto verso di loro.

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