con Jessica Strgar
Oggi mi è successa una cosa che mi ha fatto riflettere.
Camminavo nei campi con Kyra, quando ho visto una ragazza accompagnata da un numero imprecisato di cani. Potevano essere cinque, sei o anche di più: erano lontani e non riuscivo a vedere bene. A un certo punto, due di questi cani si sono staccati dal gruppo e si sono avvicinati a noi. Non sembravano minacciosi, solo curiosi. Sebbene la ragazza li avesse chiamati, più volte e anche con toni decisi, i due hanno continuato ad avvicinarsi. Sono contento che Kyra sia riuscita a gestire la situazione usando le proprie competenze. Alla fine, i due cani sconosciuti si sono allontanati autonomamente, senza tuttavia seguire il richiamo della proprietaria, che ha continuato a camminare per fatti suoi dall’altra parte del campo.
Questo episodio mi ha fatto riflettere sul significato del richiamo nel contesto della relazione. Da sempre – forse ingenuamente – penso che Kyra torni quando la chiamo perché si fida di me; immagino che, nella sua testa, pensi che se la chiamo è perché ho bisogno di lei, perché è importante. Non mi è mai piaciuta molto la storia che il cane torna perché il suo proprietario è la cosa più importante del suo mondo, mi pare una visione vagamente egocentrica. A questo punto, tuttavia, credo che sia arrivato il momento di far parlare la nostra ospite. Bentornata, Jessica. Cosa puoi dirci del richiamo?
Bentrovato Oreste
tornare su MinimiTermini è un piacere.
Il discorso è molti ampio e cercherò di sintetizzare l’argomento. Premetto che per me il richiamo è relazione, e non esiste un esercizio o un consiglio universale, proprio perché ogni cane è diverso dall’altro e ci possono essere diverse motivazioni sul perché il cane non risponde al richiamo, non sempre risolvibili con degli esercizi in quanto causate da altre problematiche, anche di natura comportamentale.
Un buon richiamo si costruisce nel tempo, con una buona relazione basata sull’ascolto reciproco, sulle esperienze di vita e soddisfacendo i bisogni specifici di ogni cane. In un campo recintato possiamo fare vari esercizi base però restano sempre esercizi svolti in un ambiente protetto, spesso con stimoli scarsi o nulli, la vera vita poi è fuori dove ci sono stimoli che possono essere anche più interessanti rispetto a noi proprietari. Ricordiamoci sempre che ogni cane ha motivazioni diverse che vanno appagate e incanalate attraverso set di lavoro appositi, quando la relazione sarà molto forte e i bisogni di quel cane saranno appagati, allora potremmo pretendere anche che il cane riesca a smettere di fare qualcosa di estremamente piacevole per tornare da noi.
Ci possono poi essere tanti altri motivi, anche banali, dietro un richiamo inefficace come, ad esempio, un abuso di quest’ultimo o il nostro stato emotivo: se siamo alterati o troppo ansiosi, il nostro cane potrebbe essere restio a tornare da noi perché starci lontano è un modo per evitare un eventuale screzio. Quindi, cosa fare quando il cane non torna? Anche qui, come sempre, non esiste una regola universale, ma di certo una cosa da NON fare è quella di sgridare il cane quando dopo qualche tentennamento torna o quando riusciamo a raggiungerlo e riprenderlo.
Infine, bisogna tenere conto della qualità di vita di quel cane, se passa le sue giornate in casa o in giardino e lo portiamo fuori e lo liberiamo solo ogni tanto. In quel caso, sarà talmente eccitato che l’ultima cosa che vorrà fare sarà quella di tornare da noi per poi tornare a casa.
Concludo dicendo che il richiamo dovrebbe veramente essere utilizzato in modo limitato, in quanto se siamo in relazione con il nostro cane, durante una passeggiata tenderà a seguirci in maniera spontanea se libero anche a qualche metro di distanza stando sempre attento ai nostri spostamenti e agendo di conseguenza.
Di fronte a una risposta del genere, se ripenso all’episodio cui ho assistito, mi chiedo se quando un cane vive in un gruppo numeroso, la qualità della relazione col suo proprietario possa risentirne. Se, per esempio, un padrone ha sei o sette cani, diventa davvero difficile dedicare a ciascuno l’attenzione necessaria per sviluppare un legame profondo, specialmente se ciascuno ha esigenze emotive diverse e un carattere particolare. Questo può portare a una diminuzione della qualità della relazione, poiché i cani potrebbero non ricevere l’attenzione individuale di cui hanno bisogno. Che ne pensi?

Certamente.
Ogni cane è un individuo a sé, perciò potrebbe avere esigenze fisiche e caratteriali diverse da un altro cane, anche della stessa razza. Se parliamo di cani che vivono nella stessa famiglia e senza gravi problematiche comportamentali, condividere esperienze è sicuramente positivo ma dobbiamo ricordarci che un cane potrebbe avere una motivazione o un carattere diverso dall’altro per cui ad esempio se uno dei due potrebbe essere felice di incontrare altri cani o altre persone, magari per l’altro non è così e quindi sarebbe opportuno garantirgli delle passeggiate cucite su misura, prima di chiedergli di tollerare anche situazioni un po’ fuori dai suoi ideali.
Non meno importanti sono le esigenze fisiche: un cane anziano, ad esempio, avrà ritmi e resistenza diversi rispetto ad un cane giovane e quindi avrà bisogno di passeggiate adatte a lui, e il cane giovane, ovviamente, non potrà farsi sempre passeggiate in modalità pensionato e quindi avrà bisogno anche di uscite singole in grado di soddisfarlo.
Se penso ad un esempio umano, i miei figli sono felici di fare attività tutti assieme, ma il più grande è molto entusiasta e gratificato quando ritaglio del tempo solo per me e lui: avere dei momenti di esclusività sicuramente è un buon modo per coltivare il rapporto.
Per i cani non appartenenti alla stessa famiglia il discorso è più complesso, spesso si tende a pensare che se non ci sono liti gravi o se i cani si tollerano allora vuol dire che assieme stiano bene. Molte volte i disagi di incontri sociali inadeguati si possono apprezzare dopo molto tempo e in situazioni anche al di fuori dalla sfera sociale.
Il tema, come sempre, è complesso e meriterebbe una trattazione più ampia rispetto allo spazio a nostra disposizione. Ringraziamo Jessica per l’impegno nel proporre una sintesi efficace, capace di veicolare comunque numerosi concetti interessanti e di chiarire con precisione e competenza l’argomento di oggi. Grazie Jessica, ci vediamo al prossimo articolo!
Jessica Strgar

Sono nata a Gorizia il 13/03/1992.
I cani e gli animali in genere sono sempre stati una mia passione. In seguito all’esperienza di volontaria in canile e per aiutare la mia cagnolina Zola ho deciso di iniziare a formarmi ufficialmente. Mi sono iscritta alla scuola ABSolute Animal di Anne Bigi e in seguito ho frequentato corsi, webinar e seminari sempre inerenti al tema delle problematiche comportamentali. Quando non aiuto i cani e le persone a ritrovarsi, mi prendo cura dei miei animali.


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