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Il blog di Oreste Patrone


Nacho

In questi giorni ho parlato molto di dedizione, sacrificio e cura. Può sembrare strano, ma molti di questi temi sono affrontati in un film che nessuno si aspetterebbe: una commedia del 2006 che ha per protagonista quel genio di Jack Black. Il film s’intitola Super Nacho [Nacho Libre]. Diretto da Jared Hess e intepretato, per l’appunto, da Jack Black racconta la storia di Ignacio, un frate messicano che lavora come cuoco in un orfanotrofio. 

Desideroso di migliorare le condizioni dei bambini a lui affidati, Ignacio decide di diventare un luchador, il tradizionale wrestler mascherato messicano, partecipando a incontri clandestini per raccogliere i fondi necessari. La trama segue le sue peripezie nel tentativo di conciliare la vita monastica con l’ambizione di lottare sul ring.

Il film è ispirato alla vera storia di Sergio Gutiérrez Benítez, conosciuto come Fray Tormenta, un sacerdote cattolico che per oltre vent’anni ha combattuto come luchador per finanziare l’orfanotrofio da lui fondato. La figura di Fray Tormenta ha affascinato molti per la sua dedizione altruistica e la scelta, tanto insolita quanto coraggiosa, di lottare per il bene dei più deboli, letteralmente.

Dal punto di vista critico, Super Nacho ha ricevuto recensioni contrastanti. È, in effetti, una commedia leggera, pensata per intrattenere un pubblico senza troppe pretese. Il film si regge quasi interamente sull’energia comica e sulla performance istrionica di Jack Black. Tuttavia, al di là della sua semplicità, propone una riflessione interessante sul conflitto tra la ricerca di realizzazione personale e il senso del dovere verso gli altri. Ignacio incarna il tentativo di trovare un equilibrio tra passioni individuali e responsabilità, dimostrando che l’autenticità non è necessariamente in contrasto con la dedizione.

In questo senso, il film trasmette un messaggio etico chiaro: è possibile inseguire i propri sogni senza perdere di vista chi ci sta accanto. La sua morale rovescia l’idea che la dedizione altruistica debba necessariamente passare per la rinuncia di se stessi. Ignacio non viene punito per aver seguito il suo sogno, anzi è proprio grazie al successo sul ring che riesce a sostenere l’orfanotrofio e, allo stesso tempo, a trovare una forma di compimento personale. Il film può essere letto anche come una critica al modello ascetico spesso idealizzato nei racconti di fede. Non sempre chi si sacrifica fino all’annullamento è più virtuoso di chi riesce a costruire un’armonia tra sé e gli altri.

La parabola di Ignacio è, in fondo, una storia di riconciliazione tra il suo ruolo di servitore degli orfani e il suo desiderio di essere qualcosa di più. Nel mondo reale, Fray Tormenta dimostra che persino un sacerdote può trovare, anche in un campo apparentemente distante come la lotta, un modo per servire Dio e il prossimo. Super Nacho suggerisce che la vera generosità non sta nell’autoannullamento, ma nella capacità di esprimersi in modo tale da arricchire non soltanto noi stessi, ma anche chi ci circonda.

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