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Il blog di Oreste Patrone


Era mia madre

Mia madre adorava leggere. Le piacevano soprattutto i romanzi. 
Ne ricordo uno, di Steven Pressfield, che piacque molto a entrambi; s’intitolava Il soldato di Alessandro. Il libro segue le vicende di un giovane oplita dell’armata di Alessandro Magno durante la campagna d’Asia. Il giovane, di cui purtroppo non ricordo il nome, parte al seguito del Re macedone pieno di entusiasmo, impaziente di dare prova di sé e di conquistare la gloria sul campo di battaglia. Ma le cose si rivelano presto molto diverse da come se l’era immaginate.

Dopo due anni di atroci battaglie la patina dorata che aveva avvolto i suoi sogni di gloria si dissolve ed egli vede le cose per come sono veramente e comprende che la guerra è orribile. C’è un’immagine dei ricordi di quel ragazzo che mi è rimasta impressa: gli eroi di quella campagna, i cavalieri del seguito di Alessandro, gli Eteri, dopo due anni sono individui stremati e mutilati, spesso a malapena in grado di salire da soli a cavallo ma che nonostante tutto ci salgono e fanno quello che devono. Uno di essi, prima dell’ennesima battaglia, trova persino la forza di sorridere al protagonista e di strizzargli l’occhio. 

Quando penso a quei cavalieri io penso a mia madre e alla sua lotta contro la malattia. 
Proprio come gli eroi del romanzo, lei non si lamentò mai della battaglia che le era toccata in sorte, portò quel peso enorme sulle spalle da sola, senza chiedere mai niente a nessuno, se non all’ultimo, e non cercò mai scuse per non fare quello che doveva. Come loro, faceva quello che doveva con un coraggio e una dignità che sono stati tratti distintivi di tutta la sua esistenza. Una combattente, questo era mia madre. E nonostante tutto quello che ha passato, come quei cavalieri trovava dentro di sé la forza per continuare a sorriderci e farci ridere. 

Il 26 febbraio 2021 mia madre ha smesso di combattere. 
Il suo sacrificio ispira i nostri cuori, la sua dignità ci è d’esempio. 

In memoria di Antonietta Roscica, 30/03/1952 – 26/02/2021



3 risposte a “Era mia madre”

  1. Tua madre, mio padre, coinvolti nella stessa battaglia. La hanno affrontata con tanta dignità e coraggio. Le tue parole risuonano perfettamente con i miei sentimenti. La ferita che lascia l’esperienza di essere stati accanto a loro fa fatica a chiudersi e a volte sembra che la rabbia e la paura prendano il sopravvento. Ma alla fine quello che resta è l’esempio e l’amore. Che non muore mai…. neanche quando la persona fisicamente non c’è piu. Grazie per aver condiviso. Irene

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    1. Gibran diceva che siamo tutti guerrieri nella battaglia per la vita ma che alcuni conducono e altri seguono. I nostri genitori conducevano, senza dubbio. Grazie per il pensiero, mula.

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  2. A un certo punto mi dicono che una madre che se n’è andata inizia a parlarti dentro. Io non l’ho provato, spero che accada il più tardi possibile, perché non sono pronto. Nessuno è mai pronto, preparato forse sì, ma pronto no. Comunque mi dicono che la madre ti parla dentro, la senti dire di fare così o cosà, di fare o non fare, ti sgrida, ti smuove, ti dà i calci in culo… La portiamo dentro fino all’ultimo.

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