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Il blog di Oreste Patrone


La scrittura

Di solito, tra un articolo e il successivo sul blog possono passare anche diversi mesi.
Non succede perché scriva poco, anzi. Scrivo tantissimo, solo che è più il materiale che scarto di quello che tengo. In generale, pubblico solo quando sono sicuro che l’articolo dica qualcosa che veramente ho voglia di condividere con gli altri. E ciò nonostante, spesso, rileggendo a distanza di tempo certi articoli penso che avrei fatto meglio a scartare anche quelli. Ma almeno ci provo e quello che pubblico ha la migliore forma possibile in base alla mia sensibilità di quel momento.

Può capitare che il mio desiderio di raccontare una certa cosa sia così forte da rendermi più tollerante e incline ad accettare l’unica forma che sono riuscito a dare al testo in quel momento, anche se so che non è quella ottimale, ma è raro. In ogni caso, dietro ogni testo, anche il più breve, ci sono ore di lavoro e scelte difficili, talvolta sofferte come quella di scartarlo e rassegnarsi al fatto che, per quel particolare testo, non c’è futuro.  

Per questo, quando mi sento dire da qualcuno che ha letto le mie cose che ho – uso le loro parole – il pallino della scrittura, m’infastidisco. Io non sono uno scrittore e sono ben lungi dall’avere una tecnica di scrittura matura ma quello che sicuramente non ho è “un pallino”. Non ne faccio una colpa a coloro che la usano ma è una definizione che non rende giustizia alla verità sullo scrivere. Con buona pace del dizionario Treccani che definisce il pallino come “inclinazione, disposizione naturale per una disciplina, per un’arte […]” non c’è niente di naturale nello scrivere mille parole, tenerne solo un centinaio e buttare il resto perché non ti soddisfa. Non c’è niente di naturale nel perdere ore a cercare la costruzione della frase che meglio si adatta al concetto che volevi esprimere per magari doverti rassegnare al fatto che quella frase come la vorresti è al di là delle tue capacità. Il pallino, al massimo, ti porta a scegliere la scrittura tra le tanti forme per esprimerti ma tra quella scelta e il risultato, come tra il dire e il fare, c’è di mezzo il mare. Soprattutto tra la scelta e un risultato decente.

Sentite cosa ha detto in proposito Simone De Bauvoir: 

“La scrittura esige virtù scoraggianti, sforzi, pazienza; è un’attività solitaria in cui il pubblico esiste solo come speranza.”

Questo è scrivere. 



Una replica a “La scrittura”

  1. Nulla dies sine linea

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