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Il blog di Oreste Patrone


Artemio, l’eroe che non ti aspetti

Il ragazzo di campagna è un film del 1984 diretto da Castellano e Pipolo. Protagonista è Artemio, un contadino interpretato da Renato Pozzetto. Il film si apre con la rappresentazione del mondo ordinario di Artemio, il borgo della campagna lombarda dove vive con l’anziana madre Giovanna. Le sue giornate trascorrono tra il lavoro nei campi, l’unico svago del passaggio del treno una volta al giorno e i tentativi della madre di fargli accettare la corte di Maria Rosa, l’unica ragazza del paese.

Il giorno del suo quarantesimo compleanno, l’insoddisfazione di Artemio per la sua vita lo porta a prendere una decisione radicale: lasciare il paese e andare a cercare fortuna a Milano. Inizia così un viaggio dalla campagna alla città che diventa metafora di un percorso interiore che ce lo restituirà alla fine diverso, cambiato.

Ho parlato di un viaggio, che è certamente quello di Artemio ma non solo. La storia del ragazzo di campagna è infatti simile alla storia di tutti i personaggi che a un certo punto della propria vita accettano la chiamata all’avventura e partono per andare incontro al loro destino, intraprendendo quello che Cristopher Vogler ha chiamato Il Viaggio dell’Eroe, espressione che dà il titolo al suo libro. Si tratta di un testo fondamentale nella formazione di ogni aspirante scrittore, un pilastro nell’analisi delle storie e delle narrazioni.

Rifacendosi agli studi di Joseph Campbell, studioso di mitologia comparata che introdusse il concetto del monolito nel suo libro L’eroe da mille volti identificando un modello comune nelle mitologie e nelle leggende di tutto il mondo, Vogler descrisse la struttura tipica dei racconti individuando moduli e archetipi ricorrenti. Uno di essi, il protagonista della storia, è l’Eroe che compie il viaggio che dal titolo al saggio. 

Il ragazzo di campagna rispecchia lo schema vogleriano del viaggio e Artemio, il protagonista, è l’eroe che non ti aspetti. Come ogni viaggio che si rispetti, anche quello dell’eroe ha un luogo di partenza: il mondo ordinario di cui parlavo prima, che nel caso di Artemio è formato dalla campagna e dal paese. Nel mondo ordinario empatizziamo con l’eroe, impariamo a conoscerlo e assistiamo al momento in cui riceve la chiamata all’avventura, l’evento che lo porterà a lasciare la sicurezza di quest’ultimo e affrontare il Mondo straordinario, che per Artemio è la città di Milano.

Il mondo straordinario è il luogo in cui Artemio spera di risolvere le cause della sua insoddisfazione, di trovare quello che gli manca per essere completo. Per affrontarlo, l’eroe ha bisogno di alleati e può capitare che si faccia dei nemici. Una figura caratteristica di questa fase, uno degli archetipi ricorrenti, è il trickster, l’imbroglione. Fin troppo facile riconoscervi (dalla voce) il personaggio del cugino Severino Cicerchia che si approfitta dell’ingenuo Artemio e lo coinvolge in uno scippo. Sarà tuttavia proprio grazie a quel crimine che Artemio, desideroso di rimediare restituendo la borsetta rubata, farà la conoscenza della bella Angela, ragazza in carriera che diventerà un’alleata preziosa, procurando ad Artemio una casa in cui stare e colloqui di lavoro grazie ai quali inserirsi nella vita economica di una Milano frenetica e poco a misura d’uomo – di sicuro non a misura di Artemio – diventando così parte del mondo straordinario sognato dal ragazzo. 

Così diversa da tutto quello che aveva conosciuto fino a quel momento, così bella e sofisticata, Angela diventa presto l’oggetto del desiderio di Artemio che dopo una sola notte d’amore si convincerà che lei possa essere la donna della sua vita. Qui arriva per Artemio la delusione di scoprire che per Angela quella notte non aveva avuto lo stesso valore, che non intende sacrificare nulla della sua vita per una relazione, tanto più con un uomo come Artemio che non ha niente da offrirle. La delusione è troppa, per il povero Artemio, che decide di tornare alla campagna e al paese, deluso dall’esperienza in città. È il ritorno al mondo ordinario – termine del movimento ciclico iniziato con la chiamata all’avventura – al quale l’eroe torna con una aumentata consapevolezza di sé, trovando finalmente la pace e l’appagamento che gli mancava. Artemio è infatti felice di essere tornato e come ricompensa per il viaggio ritrova una Maria Rosa profondamente cambiata, che lo ha aspettato per tutto quel tempo.

Dei diversi archetipi che non ho citato ce n’è uno che merita di essere spiegato perché altrimenti il viaggio di Artemio perde una parte importante. Si tratta dell’Ombra, la minaccia alla sopravvivenza dell’eroe, il nemico che egli dovrà affrontare s sconfiggere per potere ottenere la ricompensa e ritornare a casa. In altre narrazioni, l’Ombra è più evidente e spesso corrisponde a un personaggio della storia, l’antagonista dell’eroe. Quindi qual è la minaccia che incombe su Artemio? Secondo me sono la modernità, l’indifferenza e il cinismo metropolitani, che hanno cercato di cancellare la purezza di Artemio. Per fare parte del mondo straordinario, Artemio avrebbe dovuto sacrificare i suoi valori e conformarsi a uno stile di vita che descrive alla madre come moderno e pratico. Celebre è la scena della cena a base di vino cartonato, spaghetti pronto uso, contorno surgelato, tonno e grissini che gli procurerà un’intossicazione alimentare da ospedale, che è metafora della più grave intossicazione spirituale che sta subendo la sua anima semplice.

Artemio, alla fine, sopravvive alla città e fa ritorno alla campagna, chiudendo una parentesi che gli ha insegnato molto sul mondo e su se stesso.

Artemio è l’eroe che nessuno di noi si aspettava ma è l’eroe di cui tutti avevamo bisogno.



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