Ci sono momenti in cui un oggetto, un luogo o una semplice situazione quotidiana ci riportano a qualcuno. Sfogliando un libro in libreria, ci torna in mente chi potrebbe amarlo; vedendo un particolare oggetto, pensiamo a chi ne avrebbe piacere o bisogno. A me capita con le sciocchezze che trovo sui social — o dovrei dire con quelle che trovano me — e subito penso a chi potrebbe riderne quanto ho riso io. Sono pensieri spontanei, privi di una logica apparente, che tuttavia rivelano che quella persona è entrata nel nostro modo di guardare il mondo.
Alcune persone diventano presenze costanti nella nostra vita, si legano ai dettagli più semplici della quotidianità, senza rendercene conto, ne diventiamo portatori sani. Non è solo affetto o nostalgia: è una connessione che trascende la presenza fisica, un filo che lega le esistenze. Ce ne accorgiamo all’improvviso, in gesti minimi, piccole cose che svelano quanto siano radicate in noi.
Ma ci sono assenze che pesano in modo diverso. Sono quelle di chi non possiamo più chiamare, di chi possiamo evocare ma non raggiungere. Se il pensiero di qualcuno è un modo per farlo esistere in quel momento, allora chi non c’è più continua a vivere nei dettagli in cui lo riconosciamo, nei gesti che ci ha lasciato in eredità, nelle parole che ci ha insegnato. È un legame diverso, più doloroso, perché non può più trasformarsi in incontro. Ci manca non solo la loro presenza, ma la possibilità di condividere: non possiamo più dire “guarda questo”, non possiamo più ascoltare la loro risposta. Il lutto è anche questo: la consapevolezza che certi pensieri restano sospesi, senza un luogo dove posarsi.
Pensare a qualcuno davanti a un oggetto o a una situazione è un modo per farlo esistere in quell’istante; significa che si è intrecciato con il nostro sguardo sul mondo, lasciando un segno così profondo da emergere anche senza la sua presenza. Non è una questione di distanza o tempo: è appartenenza. È cura. È il segno che i legami non si misurano solo in incontri e parole, ma anche in quegli attimi silenziosi in cui il pensiero di qualcuno affiora senza sforzo.
Il luogo più bello in cui portare qualcuno sono i nostri pensieri.
Perché lì la vicinanza non conosce confini.
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