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Il blog di Oreste Patrone


Pathfinder

Nell’elenco dei film brutti che, nonostante tutto, mi sono piaciuti, un posto d’onore è riservato a Pathfinder – La leggenda del guerriero vichingo. Uscito nelle sale nel 2007, diretto da Marcus Nispel, non si distingue per la qualità della scrittura o la profondità dei personaggi. Eppure, anche in questo film esistono almeno due elementi degni di rivalutazione.

Il primo è lo scenario che fa da sfondo alla vicenda: un’America primitiva e ostile, teatro dell’incontro – o meglio, dello scontro – tra due mondi: da un lato i nativi, dall’altro i razziatori vichinghi. La rappresentazione di questi ultimi è inquietante. Nispel li raffigura come presenze spietate e brutali, spogliate di ogni fascinazione eroica. Sono predatori, distruttori, incarnazioni della guerra nella sua forma più arcaica. I volti nascosti dietro elmi minacciosi, i corpi ingigantiti da armature e pellicce: tutto concorre a costruire un’immagine disumanizzata e quasi mostruosa. Se, da un lato, il film accenna al riconoscimento, da parte della storiografia moderna, della presenza vichinga come parte effettiva della storia del continente americano, dall’altro ne offre una rappresentazione esasperata e grottesca, lontanissima dalla ricostruzione storiograficamente rigorosa di Vikings, ma efficace nel contesto di una narrazione dai toni quasi fumettistici.

In questo scenario cupo, a tratti soffocante, prende forma la traiettoria esistenziale del protagonista: un bambino sopravvissuto al naufragio di un’incursione vichinga, accolto dagli indigeni e cresciuto secondo le loro usanze, che sceglie di rinnegare le proprie origini per difendere la comunità che lo ha accolto. Fantasma, così lo chiamano i nativi, un nome che custodisce tanto il ricordo di ciò che è stato quanto l’ambiguità di ciò che ancora non è – e che, nei suoi timori, potrebbe non essere mai.

Giunto all’età adulta, Fantasma desidera ardentemente diventare un guerriero, come gli altri uomini della sua tribù. Ma il capo gli si oppone, ritenendolo ancora incompleto, non pronto ad assumere il peso del combattimento. Solo quando sarà in grado di liberarsi dai demoni del passato – gli dice il vecchio saggio – solo allora potrà essere riconosciuto pienamente come uomo.

È un tema potente, quello della distanza tra le origini e le scelte, anche se affrontato solo superficialmente da una narrazione non all’altezza. Nondimeno, la decisione di Fantasma merita considerazione per il suo essere un atto lucido e coraggioso, il tentativo riuscito di rileggere le proprie origini per riscrivere il presente attraverso una scelta di appartenenza, che gli consentirà infine di compiere il proprio destino.

Pathfinder resta, nonostante tutto, un film minore, sbilanciato, a tratti persino ingenuo, ma riesce comunque a evocare un mondo di figure mitologiche che emergono come spettri dalle nebbie della storia e di affrontare il tema dell’appartenenza, della distanza tra le origini e le scelte. 

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3 risposte a “Pathfinder”

  1. Io l’elenco che hai menzionato all’inizio del post l’ho scritto davvero: https://wwayne.wordpress.com/2014/06/19/i-10-film-che-tutti-odiano-tranne-me/. Hai visto qualcuno dei film che ho menzionato?

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    1. 4/10! Grazie per il tuo elenco, ora ne ho 6 da guardare!

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      1. Ti ho appena risposto nel mio blog! 🙂

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