con il dott. Giuseppe Caserta
Ieri sera ho finito di vedere la prima stagione de L’Eternauta, serie televisiva argentina prodotta da Netflix e K&S Films. La serie racconta le vicende di un gruppo di sopravvissuti a una nevicata mortale alimentata da un’invasione aliena. Al di là del giudizio sul prodotto in sé e sulla narrazione, c’è un aspetto che mi ha colpito su cui non avevo mai riflettuto prima.
Sono da sempre appassionato di serie ambientate in scenari post-apocalittici, ma non avevo mai considerato un dettaglio interessante: in queste rappresentazioni di un futuro devastato, dove le leggi e le regole vengono meno e si apre un periodo di anarchia, si assiste puntualmente a una polarizzazione dei sopravvissuti.
Questo fenomeno, da un lato funzionale all’avanzamento della trama, evidenzia qualcosa di inquietante, ossia che in assenza di divieti e norme, gli aspetti più oscuri della natura umana emergono con forza, non più repressi ma esibiti apertamente. Subito si osserva la formazione di gruppi, spesso coesi attorno a personalità carismatiche – i classici predoni, oppure comunità strutturate con codici propri.
Mi sono chiesto quanto il sistema legislativo influenzi il comportamento umano. Quante volte evitiamo un’azione non perché la riteniamo immorale, ma semplicemente perché è vietata.
Ho deciso di discuterne con il mio amico Peppe , con cui avevamo già affrontato il tema post-apocalittico, ma da una prospettiva differente.
Dottor Caserta, a lei la parola.
Ciao Oreste,
e come sempre grazie per l’evocazione!
Il tema che tu proponi è centrale, e purtroppo non bisogna neanche arrivare a scenari apocalittici per verificare che effettivamente nei momenti di crisi gli esseri umani possano all’occorrenza mandare a farsi benedire tutte le regole morali e le leggi, per dare spazio ad aspetti ben più primitivi del Sé. Chi di noi è un po’ vintage [come noi due] ricorderà ad esempio la drammatica guerra nella ex Jugoslavia, dove anche quelli che erano stati vicini di casa per generazioni da un giorno all’altro presero a spararsi a vicenda dal balcone solo perché di etnia o di religione diversa. Non che prima non lo sapessero, ovvio, ma c’era qualcosa che garantiva un privilegio così forte da mettere in secondo piano l’odio. Sto parlando della sicurezza, che in quel caso veniva garantita da un regime di certo non campione di diritti umani, ma funzionale al mantenimento di un pacifico status quo.
Crollato il regime, fine di tutto. Perché?
Il buon vecchio Freud diceva che noi esseri umani tendiamo a barattare l’eros per la sicurezza: ovvero tendiamo a rinunciare in parte alla gratificazione dei nostri istinti se ci viene garantita la sopravvivenza. Il bisogno di evitare il dolore e di avere salva la vita dai pericoli del mondo circostante ci fa accettare anche condizioni di governo molto dure oppure ci può portare a radicalizzarci nel tentativo di controllare una situazione che ci appare incontrollabile, anche mettendo in atto dei comportamenti che sarebbero stati impensabili prima. Il tutto quindi si basa sulla percezione di sicurezza, o piuttosto sulla percezione della mancanza di essa: anche episodi terribili come gli stupri di guerra o i saccheggi, che possono sembrare espressione più profonda degli istinti, servono molto spesso più a sottolineare il potere che si ha su quella popolazione o quel territorio che ha soddisfare una voglia.
Ma allora come mai se ad esempio muore Tito non si mette un altro al suo posto e si continua con il regime comunista di prima? Sempre Freud citando Le Bon parla della massa come di un serpente la cui testa è il Capo: recisa la testa il corpo muore. La caduta del Capo molto spesso implica sconvolgimenti e incapacità di ristabilire l’ordine precedente.
Negli scenari apocalittici, così come in tutte quelle situazioni dove non vi è più un interlocutore univoco a garantire la sicurezza di un paese, è molto più facile che ci si stringa attorno a leader improvvisati che dimostrano di avere un qualche tipo di potere, il quale va imposto anche e soprattutto con la forza, che è maggiore garanzia di sicurezza quando si regredisce a livello sociale. Per questo il dialogo , la negoziazione e la democrazia sono delle cose difficilmente attuabili in molti contesti, perché presuppongono una fiducia tra le parti e la garanzia che nessuno possa sollevarsi in modo violento, cosa che in parecchi contesti – o in situazioni come quella rappresentata nella serie L’Eternauta – è difficile per via del rischio concreto e continuo di vita.
Detta così, sembra una situazione senza speranza, tuttavia Jung ha sempre sostenuto che esisteva una moralità innata, che non è appresa ma insita nell’animale uomo fin nel profondo della sua biologia. Anche se questa viene trasgredita occasionalmente, tenderà sempre a configurarsi e a guidare il comportamento umano, aiutata dalle regole morali e dalle leggi che sono una volontaria limitazione della libertà proprio al servizio della giustizia e della sicurezza. Sebbene noi umani siamo dei predatori spietati e anche abbastanza miopi, in fin dei conti siamo gli unici che si sono autoregolati per non dare libero sfogo agli istinti ma per cercare in qualche modo – con successi altalenanti ma pur sempre meritevoli – di moderare le nostre pulsioni più arcaiche.
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