Recentemente, parlando con un’amica e lamentandoci dei rispettivi ritmi di vita, discutevamo di quanto non sia sempre facile fare quelle scelte che porterebbero a un alleggerimento. Ridurre gli impegni, dire qualche “no” in più, concedersi un po’ di respiro.
A volte ci carichiamo di troppe cose, pretendendo dai noi stessi più del dovuto, altre rinunciamo perché il tempo necessario eccede la nostra disponibilità. E poi ci sono quelle occasioni in cui, pur sapendo che non porteremo mai a termine ciò che ci stiamo caricando sulle spalle, lo accettiamo lo stesso.
Durante quella conversazione ci chiedevamo che cosa ci renda così difficoltoso, a volte, il semplice atto di dire di no. Credo che, come ogni scelta che comporta un sacrificio di tempo, anche questa nasca da un paradosso: tutti desideriamo averne di più, eppure continuiamo a sottrarcelo. Ho realizzato allora che certe consapevolezze — come quella di valorizzare il proprio tempo e di preservarlo — non sono immediate né automatiche. Richiedono un periodo di maturazione, spesso lungo, come i frutti che si staccano dall’albero solo quando sono pronti: né prima, né dopo. Come nel giardino del padre di Mulan, dove un fiore tardivo attendeva il suo momento per sbocciare, anche dentro di noi certe consapevolezze richiedono il loro tempo.
Non c’è modo di forzare questo processo.
Certe consapevolezze, certi sentimenti, maturano secondo il loro tempo. Non esiste una serra dei sentimenti umani, non possiamo accelerarne la crescita, né anticipare il momento in cui germoglieranno. Possiamo solo lasciare che avvenga ed essere pazienti, anche con noi stessi.
Questo, naturalmente, non deve diventare un alibi. Ma sono convinto che, nel momento stesso in cui iniziamo a riflettere sulla possibilità di cambiare, il processo sia già innescato. La consapevolezza è spesso un cammino lento, ma non per questo meno reale.
E forse è giusto così.
In fondo, siamo tutti esattamente dove dobbiamo essere, nel punto che ci spetta ora. E questa consapevolezza, fragile ma preziosa, dovrebbe rasserenarci: perché se domani saremo altrove, anche quell’altrove sarà, semplicemente, il luogo giusto per noi in quel momento.
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