MinimiTermini

Il blog di Oreste Patrone


Il cammino verso me

Manca poco.
Ancora un paio di mesi e compirò finalmente cinquant’anni.
Ho già spiegato in un precedente articolo perché questa età ha un valore speciale, per me. È legata a un episodio risalente a quando avevo appena iniziato a lavorare. Uno stimato imprenditore friulano, personalità molto influente del suo mondo, dopo aver ascoltato la mia opinione su una questione tecnica e avermi studiato a lungo, mi disse che ero bravo, ma ancora troppo giovane. Così, da allora, attendo la soglia dei cinquant’anni come il momento in cui potrò finalmente affrancarmi da questa immagine del giovane che deve ancora maturare.

Ripenso spesso a quei tempi.
All’epoca avevo grandi aspettative sul mio futuro, quasi tutte legate alla carriera, al riconoscimento sociale e alla prosperità economica. Posso dire, non senza una certa soddisfazione, di averle disattese tutte. Non ho avuto una carriera, non rivesto ruoli di prestigio nella comunità e non sono diventato ricco. Posso inoltre dire, con sollievo, che non è stata colpa di qualcuno. Sollievo, perché incolpare qualcuno dei propri insuccessi —ammesso che possano chiamarsi tali — quando non c’è nessuno che sia realmente colpevole di qualcosa, alla lunga ti consuma. Nessuno mi ha ostacolato, nessuno mi ha messo i bastoni tra le ruote impedendomi di raggiungere i miei scopi. Sono i miei scopi che sono cambiati con me. Tutto qui.

Col senno di poi, penso che mi piaccio più di quanto mi sarei piaciuto nella versione di me stesso presente nelle mie aspettative giovanili. È come se il tempo, le crisi e i dolori avessero raschiato via il superfluo, lasciando quello che serve per restare in piedi e continuare a camminare.

Il fatto è che se glielo permetti, le cose brutte della vita ti risucchiano come buchi neri, ma se resisti alla gravità e riesci ad allontanarti abbastanza da non risentirne e hai il coraggio di guardare nel buco, puoi imparare un sacco di cose. Dalla malattia, per esempio, ho imparato che non c’è gloria nella lotta, che tutta la retorica dell’eroismo serve solo a incoraggiare i riluttanti. Se c’è da combattere, si combatte. Punto. Senza farne una messinscena ogni volta. Inoltre, ho imparato ad avere cura di ciò che conta veramente: gli affetti, la famiglia e la mia integrità. 

Se c’è una cosa per cui ringrazio la vita — che è stata una maestra a tratti severa, ma sempre giusta — è che oggi mi sento molto più vero di quanto sia mai stato. Non assomiglio minimamente a quello che volevo diventare. Un sacco di cose non sono andate come pensavo — Dio solo sa quante. Non sono neanche diventato il migliore di tutti. Ciò nondimeno, credo di essere sulla buona strada per essere l’Oreste di cui avevo bisogno. E per me, in questo momento, solo questo conta.

MinimiTermini



Lascia un commento