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Il blog di Oreste Patrone


Il peso dei granelli

In questi giorni mi è tornato in mente un episodio di quando Kyra aveva circa dieci mesi. L’avevo portata a fare le radiografie alle anche e, per poterla esaminare, avevano dovuto sedarla e somministrarle un rilassante muscolare. Nel momento in cui io dovevo uscire dalla stanza, lei aveva comunque cercato di alzarsi per venire con me, nonostante l’effetto dei farmaci. È stato allora che ho capito quanto stessi diventando per lei un riferimento.

Da lì ho iniziato a riflettere sui processi di costruzione delle relazioni, non solo su quelle tra esseri umani e cani, ma su tutte le relazioni significative. L’immagine che mi è venuta in mente proprio ieri, parlando con un’amica, è stata quella di una clessidra. Una clessidra in cui, ogni giorno, dall’alto verso il basso scorrono moltissimi granelli. Sono le nostre azioni quotidiane, i gesti ripetuti quasi in automatico, gli atti di cura apparentemente banali che però danno corpo e sostanza alla vita insieme.

Poi ci sono i momenti difficili. Momenti in cui non scende un granello qualsiasi, ma un macigno, che si incastra nel passaggio e blocca tutto. In quei casi bisogna fermarsi, romperlo, dividerlo in parti più piccole, elaborarlo. Serve tempo, forza e tanta pazienza. Ma quando finalmente passa, quel granello così ingombrante dà alla relazione una densità nuova, come se la parte inferiore della clessidra si riempisse di colpo e più in fretta.

Esistono anche momenti in cui il flusso si interrompe del tutto, in cui dall’alto non scende nulla. E altri, ancora più duri, in cui la clessidra si rompe. A quel punto, bisogna raccogliere i pezzi, capire cosa è rimasto, valutare se e come sia possibile ricominciare.
E ci sono situazioni in cui i granelli continuano a scendere, ma sotto il fondo è aperto e si deposita nulla. Tutto passa e si perde.

Le relazioni sono davvero una cosa complessa.
Se penso al fondo della clessidra come a due mani raccolte, una coppa pronta a ricevere ciò che viene dall’alto, capisco che affinché una relazione esista, non basta che qualcuno vi investa. Dall’altra parte deve esserci qualcuno disposto a trattenere, a custodire, a tenere insieme sia l’impegno quotidiano sia quello richiesto dalle grandi prove. Bisogna volerlo in due. Bisogna impegnarsi in due. Altrimenti è un investimento a perdere.

Quel giorno, in quella stanza, ho capito che se non avessi dato valore a quel suo cercarmi, a quel tentativo ostinato di seguirmi nonostante tutto, probabilmente oggi io e Kyra non saremmo ciò che siamo. La stessa cosa accade tra gli esseri umani, quando qualcuno ci cerca, si espone, ci attribuisce un ruolo che non sapevamo di avere, e noi possiamo scegliere se accorgercene o di fare finta di niente. Sono passaggi silenziosi, spesso non eclatanti, ma decisivi perché è lì che una relazione smette di essere solo vicinanza e comincia a diventare qualcosa di più.

Le relazioni non sono un regalo, non sono fortuna. Non siamo stati solo fortunati. Ci vuole impegno, oltre all’amore. Forse esiste una scintilla iniziale, ma senza un lavoro quotidiano la fiamma si spegne. E l’amore, alla fine, è soprattutto restare ogni giorno a tenere insieme la clessidra. Pendersi cura dell’altro un granello alla volta.

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